Stiamo vivendo davvero in un momento magico, dove se prestiamo ascolto ci vengono svelate grandi consapevolezze.

La sensazione è quella che è come se il creatore ci mettesse di fronte al suo lavoro in corso d’opera. Un tocco di pittura dopo l’altro l’immagine si fa chiara; la figura appena abbozzata prende forma e spessore. La rivelazione è istantanea, repentina, come un lampo nella notte che fa chiarezza riportando per un attimo tutti gli elementi del giorno, e come un fulmine ha bisogno che l’atmosfera raggiunga determinate condizioni per poter far brillare la notte, così la nostra coscienza ha bisogno di un tempo di preparazione, e che tutti gli aspetti arrivino ad una certa carica per poter generare questo flash di illuminazione.
Questo mi riporta direttamente alla prima consapevolezza che è affiorata in questi giorni, ovvero all’importanza della pazienza, che molto spesso viene intesa come bieco attendere, inerti e per lo più senza speranza. La pazienza invece è qualcosa di vibrante perché va a toccare l’essenza stessa delle cose. La pazienza è accompagnare, entrando in profonda connessione con l’oggetto dell’attesa, dandogli il tempo di maturare, di spiegarsi, di cambiare. Non è nemmeno entrare semplicemente in un ruolo di osservatori. È un lavorare di presenza partecipativa e fiduciosa, per permettere lo sviluppo naturale di ciò che attendiamo.
La seconda è molto più complessa e ha a che fare con la relazione tra l’amore per se stessi e l’amore incondizionato. Ci arriva tutto ciò che ci deve arrivare, tutto ciò che ci serve al momento giusto. Questo per me era già un dato di fatto. Nelle ultime settimane un tema ricorsivo si è affacciato: quello dei confini e del rispetto di se stessi esplicitati in termini come ad esempio “non fare il tappetino” e di “mettere i paletti”. Bene, io non ho capito subito quale fosse il messaggio per me. Io che se fossi mai stata un tappetino, sarei stata un tappeto di rovi velenosi, con un maschile preponderante (o un femminile disfunzionale) che non accoglieva niente e nessuno, mai veramente… e i paletti… l’idea dei paletti mi ha sempre disturbato. E allora mi sono chiesta perché questo messaggio. Cosa dovevo vedere in queste parole? E finalmente ho capito una cosa abbastanza ovvia, di cui però non ancora riuscivo a rendermi conto: chi mette i paletti non li mette solo agli altri, li mette innanzitutto a se stesso. E io anima libera per eccellenza, caterpillar di qualsiasi muro o barriera mi sono sentita toccata nel mio essere più profondo. Ho capito quindi che amare se stessi non è mettere i cosiddetti paletti per farsi rispettare. Amare se stessi è continuare ad amare salendo ad un livello di consapevolezza superiore. Sia ben chiaro qui non si parla di situazioni disfunzionali o di accettare la violenza. Sto parlando qui di rapporti che hanno alla base una sostanza sana, un bene riconosciuto da parte di entrambi, dei casi in cui ci sono comunque ancora lezioni da imparare ed equilibri da bilanciare (quasi tutti), ma senza soprusi e cattiveria gratuita.
Cosa significa provare amore incondizionato? Se io provo amore incondizionato accetto tutto. Gesù ne è l’esempio col suo perdono sulla croce. Dove va a finire quindi l’amor proprio, l’amore per se stessi che viene tanto reclamato in un percorso di fiamma?
Se il bilanciamento deve avvenire all’interno, deve avvenire anche all’esterno.
Bilancio il mio maschile e il mio femminile all’interno, bilancio il mio dare e il mio avere, il mio spargere e il mio accogliere. Creo un osmosi. E questo si fa appunto solo da uno spazio di equilibrio, e di integrità. È l’amore incondizionato che ci guida nella pienezza di noi stessi ad essere consapevoli degli scambi di energia con l’esterno. Non si parlerà più allora di costruire delle barriere, bensì di elevarsi sopra di esse. Un gradino più in alto verso l’ascensione. Un passo delicato, perché ci muoviamo su un terreno di cristallo e bisogna essere lucidi per poter gestire dei confini così sfumati, centrati per poter compiere azioni di gioia e pace anche in situazioni di sconforto. Questo è amare se stessi e permettersi l’amore incondizionato senza paletti. Altrimenti si cade nell’abuso. Ricordiamoci che amarsi è innanzitutto perdonarsi, aprirsi alle proprie fragilità.
Questo discorso è per chi è già un pezzetto avanti nel percorso.
Resta il fatto che questi mesi sono davvero un’occasione straordinaria per evolverci a livelli esponenziali, per capire e per comprenderci, quindi facciamo tutti un piccolo sforzo e cerchiamo di rimanere connessi col nostro io più profondo, il nostro se superiore e potremo godere della gioia di veder srotolate davanti ai nostri occhi meravigliose tele e trame di universo.
Che la pace e la gioia possano diffondersi dai vostri cuori ad ogni cellula del vostro corpo per irradiare luce a tutto il mondo.
Masaya